La recente proposta del presidente salvadoregno Nayib Bukele di accogliere detenuti statunitensi nel suo megacarceri ha generato un intenso dibattito sulla sua fattibilità legale e le implicazioni per i diritti umani. Il presidente Donald Trump ha mostrato interesse per questa iniziativa, specialmente per i casi considerati «più gravi».
Durante la visita del segretario di Stato statunitense Marco Rubio a El Salvador, Bukele ha presentato quello che Rubio ha descritto come «l'accordo migratorio più straordinario e senza precedenti in tutto il mondo». La proposta include non solo l'accoglienza di immigrati irregolari, ma anche di condannati statunitensi in cambio di una compensazione economica.
«Dico solo che se abbiamo il diritto di farlo, lo farei in un istante», ha dichiarato Trump, anche se ha riconosciuto che stanno valutando la legalità della misura. La destinazione proposta sarebbe il Centro di Detenzione per il Terrorismo (Cecot), una struttura che può ospitare fino a 40.000 detenuti.
MarcoRubioInElSalvador | Questo pomeriggio, il Presidente della Repubblica, @nayibbukele, ha ricevuto il segretario di Stato degli Stati Uniti (@usaenespanol), Marco Rubio (@SecRubio). SegreteriaStampa pic.twitter.com/Oy1ZwRAkia
— Segreteria Stampa della Presidenza (@SecPrensaSV) 3 febbraio 2025
Gli esperti legali indicano ostacoli importanti. Alex Cuic, avvocato di immigrazione e professore presso la Case Western Reserve University, spiega che mentre i cittadini naturalizzati potrebbero perdere la cittadinanza in casi specifici, i nati negli Stati Uniti sono protetti contro la deportazione. «La cittadinanza non è qualcosa di definitivamente per sempre se si è naturalizzati», afferma Cuic.
Il Cecot, inaugurato nel 2023, è stato oggetto di critiche per le sue condizioni. I detenuti rimangono 24 ore in celle senza finestre, con temperature che raggiungono i 35°C e hanno permessi solo 30 minuti di esercizio giornaliero in corridoi chiusi. Miguel Sarre, ex membro del Sottocomitato delle Nazioni Unite per la Prevenzione della Tortura, lo ha descritto come un «pozzo di cemento e acciaio».
Shev Dalal-Dheini, dell'Associazione Americana degli Avvocati per l'Immigrazione, sottolinea che non esiste alcun precedente per inviare cittadini statunitensi nativi a scontare condanne all'estero, anche se i residenti permanenti legali potrebbero affrontare la deportazione in determinate circostanze.
Questa proposta nasce in un momento di relazioni tese tra gli Stati Uniti e i loro vicini, segnate da minacce di dazi commerciali. Per alcuni analisti, l'«offerta di amicizia senza precedenti» di Bukele potrebbe essere una mossa strategica per guadagnare il favore di Trump in mezzo a questo complesso panorama diplomatico.
Con informazioni della BBC.